venerdì 24 aprile 2015

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il femminile di sole
è sola -
il cento perde gli occhi
quando è uno -
il giorno finisce sempre con un no
e questo no si unisce a te -
se non ci fosse il lume della voce
sarebbe bu -
io -
venti -
spa.









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mercoledì 22 aprile 2015

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giocavi con le parole -
e vincevi -
fissavo le parole
e scendevo -
tu
spegnevi la luce -
io
tenevo gli occhi aperti -
petto a petto col soffitto -
la notte butta il suo nero -
tu
la saliva mentre dormi -
petto a questo -
e sfiato.









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lunedì 20 aprile 2015

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da queste parti
l'infinito è subito dietro le parole -
e sulle parole meglio non poggiare niente -
nemmeno il pensiero di te
che dormi
al sicuro -
al sicuro lontano da me -
che mi affaccio dalle parole
su altre parole -
vuote come uova succhiate:
il giallo -
il rosso -
del discorso che mi è scivolato dentro -
il bianco dove mi sono sbattuta -
da queste parti di finito è il corpo
visitato dai medici -
dal freddo -
dalla lite che cerca legna -
dal tempo che si stringe -
che si brucia -
si butta -
si ora.










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venerdì 17 aprile 2015

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mi volevi insegnare a partire -
la vita sembrava una prova di saluti -
era sempre l'ultima volta
e mai la buona -
ho imparato l'abisso
e che può essere grande quanto una cartolina -
che una lingua madre può invecchiare
e sconfinare nei figli -
che il corpo può pronunciare parole
che non si dicono mai -
mi hai insegnato
che non stiamo -
che ad andare e tornare ci si mette una vita -
e a fermarsi lo stesso.














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venerdì 27 marzo 2015

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mi chiedo se il mio cane è felice
di vederci tornare come nuvole al cielo
in questa parte di cielo -
se il suono delle chiavi le muove la coda
come fa il vento alla tenda -
mi chiedo se quando sorride
sorride alla mia testa sempre coperta
o alla mia voce da pagliaccio -
se quando mi inginocchio
crede le somigli e a qualcuno obbedisco -
cosa sente quando la sera le tolgo il collare
e ci prepariamo ad una notte più bastarda di noi -
se quando mi vede scrivere
mi vede grattare -
mi chiedo se qualche volta pensa di scappare
o si morde l'istinto -
se il tempo è un altro osso da spolpare e nascondere -
mi chiedo se quando mi dà la zampa
è per restare vicine
o per passarmi l'universo.







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giovedì 26 marzo 2015

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Bisogna cercare a lungo nel foglio
l’orecchio del foglio –
quando lo trovo
mi pare di trovarti
nel buio prima del giorno –
nel buio in mezzo al giorno –
nel buio che mi lascia il sole
nell'occhio –
e quel che mi sembra scuro delle parole
invece è il chiaro incerto
che sia un abisso –
che qualcosa finisca
dove comincia lo strafoglio.


mercoledì 25 marzo 2015

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Quando piove
la gente ha fretta –
la gente scappa –
la pioggia vuole essere lasciata sola?
mi domando dal finestrino –
o non sappiamo far sbocciare ombrelli?
né essere funghi.
















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martedì 10 marzo 2015

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Mi sono regalata un anello –
un ovale meccanismo di orologio –
lo porto all’anulare sinistro –
è la mia fede nel tempo –
una fede smontata -
riciclata –
riunita in un cerchio un po’ schiacciato –
la fede nei pezzi che restano –
quei pezzi che nei giorni bianchi getteresti –
nei giorni rossi ricordano qualcosa –
ed io sono una parte che s’insinua in un tempo
che dice ora –
questo tempo ha già perso una rotella:
troppo sorgente –
s’impigliava in tutto –
ma il tempo si ferma una sola volta –
e quella sola volta nemmeno vorrebbe.











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sabato 7 marzo 2015

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si sta annuvolando -
si sta parlando -
cenere alla cenere -
mano alla mano -
quando l'umore rumina
è rumore del cielo -
passione del sordo.









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venerdì 27 febbraio 2015

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mar comune
tutto bene -
che si muove
che ci porta vivi o morti -
il sale fino
alla sorte -
le onde da qualche parte vogliono arrivare -
mareggiarsi -
e su qualcosa ammortare.











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mercoledì 25 febbraio 2015

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https://rebstein.wordpress.com/2015/02/24/maestri-silenziosi-x/#more-66726











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martedì 24 febbraio 2015

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non aveva più vermi
da mettere all'Amo -
ho lo stomaco e la testa pieni di vermi -
e un Amo dentro la bocca -
interno guancia -
qualcosa di estraneo a me
e caro -
più della specie a cui appartengo -
più dei fondali dove uno
per quanto muto possa essere
sente il proprio respiro -
un Amo estroso
per cui andare esotica -
avere l'occhio vivo e lucido -
essere passata dal bicchiere
alla boccia
al secchio
alla vasca
alla fogna
al fiume
al mare
alla preistoria.





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Librobreve: Poesie inedite di Saragei Antonini

Librobreve: Poesie inedite di Saragei Antonini: "al cor gentil ratto s'apprende" è il titolo dello spazio che Librobreve dedica alle poesie inedite. Qui si ospitano test...









Ringrazio Alberto Cellotto per avermi ospitato!







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venerdì 20 febbraio 2015

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l'inverno ha lo sguardo fisso -
di notte nel letto mi volto
per vedere se c'è -
e c'è -
ci lega un filo d'erba -
un filo spinato di voce -
il filo elettrico di un amore -
un filo d'acqua per bagnarsi le labbra
e le dita quando si bruciano -
il filo di cotone che scucio
quando non è contento
e si deve vedere attraverso l'ago.









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giovedì 19 febbraio 2015

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la lingua madre della pioggia
è l'acqua -
poi
ha imparato il cielo -
la pronuncia senza fiato della caduta -
le case
con tutti i loro dialetti -
sa gli accenti del vento 
e che nelle pozzanghere si può alloggiare -
sa fare bel viso a cattivo tempo -
il mio - il tuo -
tenere un discorso su Aprile -
la sua mai finita esperienza
con i sordomuti.










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martedì 17 febbraio 2015

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ma sì -
chiamiamolo brutto tempo -
piangono i vetri della finestra -
e la finestra non cambia espressione -
il cielo è tutto coperto -
e pensoso -
il vento si gira -
si rigira -
se si fermasse non sarebbe più lui -
l'albero fa cenno di no -
e no -
la finestra sola sa
l'abbraccio che le viene dato
quando le sue imposte si chiudono -
senza mai potersi toccare -
sola è una parola troppo piccola -
e finestra una parola in mezzo -
sì -
è un lampo -
e ancora sì -
il suo tuono -
è che ora possiamo solo cantare.








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martedì 3 febbraio 2015

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La grammatica
 

Quando i bambini cominciano a parlare
non pronunciano frasi intere
ma singole parole ridicole e imperfette
però palla è palla
gatto è gatto
ed è una cosa imparata che resta per sempre

a me di tutto l’italiano basterebbe poco
soltanto qualche vocabolo, ma da dire con quella sicurezza
come madre padre figlio
e la parola casa come una parentesi che chiude
la parola noi




  *
 


 
Portarsi avanti con gli addii, pt. II
 


Il silenzio è la materia di cui sono fatti i tronchi degli alberi
i sassi
e spesso anche mia madre

è il pettirosso ucciso dal gatto
che si decompone nella terra del giardino

il silenzio cementa le malte dei muri
si stringe sui chiodi piantati
abiterà le stanze quando i nostri figli
saranno andati via

io e te quel silenzio
dovremo vuotarlo come un salvadanaio
per vedere se prima
lo avevamo riempito

 


 * 

 
Nostra Signora del Disordine
 


Stiamo sempre a riempire e vuotare scatole
spostare i vestiti negli armadi
portare qualcosa in soffitta o in cantina

così sembra di traslocare di continuo
anche se viviamo nella stessa casa

tu non sei mai soddisfatta e io
non capisco non ti capisco più

abitare non vuol dire
che gli oggetti hanno ognuno il giusto posto
piuttosto
che dovremmo averlo noi



*

 


 Quello che posso insegnare
 


Intanto impara le cose semplici
non come ieri che hai attraversato
la strada senza guardare
per la paura poi ti ho abbracciato
gridando

hai spiegato che non si sentiva
il suono di nessun motore

intanto impara due cose semplici

le auto di domani saranno sempre più silenziose
e non è detto che chi ti sta aspettando
sia sempre qualcuno che ti vuole bene







                                                                     FRANCESCO TOMADA
                                                                                      da
                                                                  "Portarsi avanti con gli addii"
                                                                            Raffaelli Editore




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martedì 20 gennaio 2015

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Mi sfiorano i
passanti mi
sfiancano le auto
mi sfocano le
armi mi
affiorano i
discorsi fatti in
cambio. Fatalità
d'incerto
materiale
combustile che
per iscritto non 
mi espone e
come carta non
esplode pur
bruciando e non
futuro carbone
ma materia
estinguibile con
un sordo nome
sulla bocca di
qualcuno









                                                Giampaolo De Pietro
                                                            da
                                              "La foglia è due metà"

                                                   buonesiepi libri



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domenica 18 gennaio 2015

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Consiglio


Fai come il lanciatore di coltelli, che tira intorno al corpo.
Scrivi di amore senza nominarlo, la precisione sta
nell'evitare.
Distràiti dal vocabolo solenne, già abbuffato,
punta al bordo, costeggia,
il lanciatore di coltelli tocca da lontano,
l'errore è di raggiungere il bersaglio, la grazia è di
mancarlo.








                                                           Erri De Luca
                                                              da
                                                           "L'ospite incallito"






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